venerdì 27 agosto 2010

La Banda Casaroli

Negli anni cinquanta per qualche tempo avevo la residenza in via Remorsella, una delle strade più antiche di Bologna e che sfocia in Via Santo Stefano.
Io abitavo a metà della strada,  sotto il portico e le finestre della unica camera da letto anch’essa sotto il portico, cosichè la casa era sempre avvolta nel buio totale e sia che di mattina che di pomeriggio, bisognava tenere accesa la luce
Da via Remorsella passavano ogni tanto, anzi spesso, due giovanotti diversi uno dall’altro : Paolo Casaroli e Romano Ranuzzi.
Dei due ero più amico del secondo .
on Paolo , un saluto in fretta, au alzare degli occhi e basta. Con Romano invece esisteva una certa intesa.
Romano piaceva parecchio alle ragazze , e questo seccava , noi della stessa generazione, , per il fatto che le ragazze lo guardavano con certi occhi che nascondeva qualcosa di più che una occhiata .
Su Romano si erano scatenate una infinità di leggende, di chiacchiere, di dicerie , chi sa , se vere o marcate un po troppo .
Si diceva appunto, in ragione del suo cognome, che era discendente di una delle più antiche stirpi Bolognesi, che la sua origine venisse da lontano, che insomma nel suo sangue vi erano delle tracce di un blu nobiliare .
I Ranuzzi a Bologna esistevano da secoli e secoli e non era da meravigliarsi se qualcuno della stirpe avesse lasciato per strada un rampollo, con unica dote , soltanto il cognome .
Un altra leggenda o chiacchiera era il passato avventuroso di Romano
Si parlava di lui come di un intrepido partigiano, di un giovinetto che affrontava gli invasori con la pistola spianata , senza paura di morire.
Questo ed altr , facevano si che il personaggio agli occhi di chi aveva qualche anno in meno, fosse dipinto con l’aurea di un eroe.
Poi un giorno mi raccontarono che Romano era a capo di una banda di rapinatori che assalivano le banche e ne uscivano con le tasche piene di soldi .
Per noi, ragazzini,, senza un becco di un centesimo in tasca , inbevuti dall’immagine dei film americani alla Paul Muni alla George Ralf, Romano appariva come un vero Robin Hodd.
Qualcuno invece asseriva che il vero capo banda del gruppo era Paolo Casaroli, il paolino che si fermava al Bar Dante a giocare a ramino, ma io questo non mi andava già per diverse ragioni .
Primo , non riuscivo a capire come Ranuzzi e Casaroli si fossero messi assieme formando una “ Banda “
Casaroli ex brigatista Nero con Ranuzzi ex partigiano, due realtà che si scontravano come agli antipodi eppure funzionava.
Comunque per me, forse per il fatto che mi era più simpatico Romano , il capo della banda era lui, anche perchè possedeva un certa intelligenza un modo di trattare gli argomenti e le situazioni e una determinazione pratica che forse, dico forse , Paolo non aveva .
Casaroli forse si faceva forte perchè nella banda aveva reclutato un suo vecchio amico dei tempi della Repubblica di Salo, un certo Faris che lo spalleggiava e stravedeva per lui.
Ranuzzi per pareggiare questo andazzo di cose aveva fatto entrare all’interno della banda un amico, un tipo di poche parole, dal viso chiuso, uno che proveniva dal rione Cirenaia e che sapeva sparare senza battere ciglio : un certo Delucca .
Nel “ giro” attorno al triangolo, Santo Stefano, Fondazza, San Petronio Vecchio, un tantino si sospettava che Paolo e Romano si dedicavano ai furti o a qualcosa del genere, ma nessuno pensava alle rapine in banca con tanto di pistole e mitra.
Quando avvenne la famosa sparatoria di via Santo Stefano, poi riprodotta in un film per la regia di Florestano Vancini con l titolo “ La banda Casaroli “, io ero a letto con qualche grado di febbre.
Non abitavo più nella Remorsella e non vedevo più ne Romano ne paolo da tempo, pur sapendo di loro attraverso certe voci .
Quel che avvenne quel triste 16 Dicembre di quel famoso 1951, fu per me una sorpresa.
Alle 13,30 come scrivevano i giornali, nella centralissima Via Santo Stefano, Paolo Casaroli e Romano Ranuzzi sparano all'’impazzita da il predellino di un tram che dalla periferia, corre verso il centro
Sono scappati di corsa , dall’abitazione di Via San Petronio Vecchio, dove era la residenza di Carasoli, dopo aver ucciso a sangue freddo l’agente Tesoro che si recava al domicilio per alcuni accertamenti, e ferivano gravemente un altro agente Tonelli che era fuori in attesa che il collega usciss .
Dopo aver freddato Tesoro e ferito tonelli, Casaroli e Ranuzzi si era dati alla fuga lungo via Remorsella per arrivare in via Santo stefano .
Li inseguiti dal Tonelli ferito , ma ancora fermo sulle gambe erano saliti sul predellino del tram e con le pistole in pugno oramai fuori di se sparavano all’impazzita alla cieca.
Di fronte alla pasticceria Garganelli, che ora non esiste più e al suo posto vi è una banca, Ranuzzi e Casaroli scendono dal tram vanno verso il deposito dei taxi, ne prendono una ma questa non va in moto , Carasoli esce con gli occhi fuori dalla testa , perchè in quel momento stanno per essere accerchiati da macchine della polizia e dei carabinieri .
Ranuzzi ci pensa su un attimo, poi improvvisamente si punta la pistola alla tempia e si spara un colpo rimanendo esamine.



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